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Noi
cristiani evangelici delle Chiese Valdese, Apostolica
Pentecostale, Avventista del Settimo Giorno, della
provincia di Trapani, siamo riuniti per celebrare
assieme l’anniversario del 17 febbraio 1848, allorché
per la prima volta in Italia il governo di uno degli
Stati che la componevano, il regno dei Savoia, riconobbe
i primi elementari diritti civili alle minoranze
religiose, i valdesi e gli ebrei. Iniziò allora il
superamento delle dure discriminazioni e persecuzioni
durate per secoli.
L’art. 1 dello Statuto Albertino (1848) riconosceva la
religione cattolica come “sola religione dello Stato”,
tuttavia gli altri culti venivano, per la prima volta,
“tollerati conformemente alle leggi”. Oggi quell’espressione
“tollerati” ci sembra insopportabile e certamente in
contraddizione con i principi della nostra Costituzione
repubblicana.
Dobbiamo purtroppo notare che ancora oggi, 2006, in
Italia, i governi si comportano secondo la logica della
“tolleranza” verso alcune confessioni religiose, e
segnatamente verso l’Islam. |
Oggi il
principio supremo della laicità (Tale principio venne
sancito solamente nel 1991 da una sentenza della Corte
Costituzionale (n. 203) a proposito della libertà di
uscire dalla scuola per coloro che non si avvalevano
dell’insegnamento della religione cattolica.) dello
Stato repubblicano, quale emerge dalla Carta
Costituzionale, continua a essere gravemente violato da
governi e parlamenti che non esitano a garantire o a
offrire alla Chiesa cattolica italiana vantaggi e
privilegi. Ne elenchiamo soltanto alcuni: A)
L’insegnamento della religione cattolica nelle scuole,
in applicazione del Concordato, dovrebbe essere
opzionale, ma tale opzionalità viene resa estremamente
difficile soprattutto nella scuola di base,
dell’infanzia e primaria, da procedure complesse e da
comportamenti discriminatori da parte di molti docenti;
B) Nella pubblica amministrazione, e soprattutto nelle
scuole statali (molti casi si sono verificati anche
nella nostra provincia), si è disposti ad alterare
perfino gli orari del servizio pubblico per venire
incontro a richieste puramente religiose, liturgiche che
riguardano esclusivamente una singola confessione
religiosa e non tutti i cittadini; C) Recenti leggi sono
state rivolte a offrire notevoli sostegni economici alle
strutture organizzative della chiesa cattolica, nel 2002
prevedendo particolari contributi dello Stato agli
“oratorii” volti a intrattenere i giovani, nel 2005
abolendo l’obbligo di pagare l’ICI per tutte le
strutture di proprietà di un ente religioso, ma che
svolgano attività variamente classificabili come
commerciali (dall’albergo alla libreria, eccetera); D)
Mentre decine di migliaia di docenti delle scuole
statali rimangono precari per molti anni, il parlamento
ha legiferato che i docenti di religione cattolica, che
erano precari per scelta concordataria, venissero
inseriti nei ruoli dello Stato, costituendo di fatto
condizioni non di equità ma di privilegio; E) I
contributi dello Stato o delle Regioni alle scuole
private, equiparate alle scuole pubbliche in nome di
un’interpretazione forzata e forse incostituzionale del
principio di “sussidiarietà”, sono nei fatti un
cedimento di quasi tutte le forze politiche di entrambi
i “poli”, che hanno governato in questi ultimi dieci
anni, alle forti ed esplicite pressioni della Chiesa
cattolica; F) Infine vanno menzionati i servizi di
cappellania cattolica nelle carceri, nelle caserme e
negli ospedali pagati interamente dallo Stato, al punto
che i cappellani cattolici sono dei dipendenti pubblici.
La stessa cosa non avviene per le altre confessioni
religiose.
Desideriamo concludere questa breve riflessione comune
soffermandoci brevemente sulla questione del
“crocifisso” negli uffici pubblici, che poi nelle scuole
diventa “in ogni classe”. Abbiamo appreso con stupore
dai giornali che il Consiglio di Stato qualche giorno fa
ha ritenuto legittimo il crocifisso nelle aule in quanto
è “un simbolo idoneo a esprimere l’elevato fondamento
dei valori civili che sono poi i valori che delineano la
laicità nell’attuale ordinamento dello Stato”, vale a
dire che proprio la laicità dello Stato diventa un
“fondamento” e motivo del crocifisso in classe.
Esprimendo, a nostro avviso, un paradosso inaccettabile,
questa sentenza ci sembra il riconoscimento, forse
involontario, che la Chiesa cattolica attraverso la sua
pre-potente insistenza a essere presente anche nelle
strutture più laiche dello Stato (cosa c’è o ci dovrebbe
essere di più laico di un’aula di giustizia?) va
perdendo sempre più, nella percezione perfino di organi
istituzionali come il Consiglio di Stato, il suo
carattere di confessione religiosa.
Come cristiani evangelici siamo per la piena laicità
dello Stato; nessun simbolo religioso dovrebbe
troneggiare nei luoghi pubblici, perché inevitabilmente
qualcuno viene così discriminato; riteniamo invece che
sarebbe opportuno esporre in ogni luogo pubblico i
principi fondamentali della nostra Costituzione, che
costituiscono, essi sì, il fondamento del patto della
civile convivenza in questo Paese. |